Presidi caseari e enologici nelle zone alpine e prealpine del piemonte
Gian Vittorio Avondo e Serena Maccari
Il Dronè, un Nebbiolo di antichissima data
Tra i vitigni della bassa Valle Maira, il più conosciuto è sicuramente il Nebbiolo di Dronero, all’origine di un vino pregiato e caratteristico del Cuneese, anche se risulta diffuso in altre zone dell’area pedemontana quali il Saluzzese e il Pinerolese. Il vitigno è conosciuto da quasi un millennio, già citato nei resoconti della castellanìa di Riphalta del 1268; nel 1315 si ritrova in documenti del monastero femminile di Bricherasio. Analogo il documento del 1385 del monastero di Dronero, dove viene citata una vigna ad Nebiolium. Attualmente è il vitigno che riveste la maggior rilevanza economica nella fascia pedemontana che va da Cuneo al Canavese.
l.’.origine del termine non è nota, probabilmente proprio a Dronero incontra il suo habitat ideale e di qui venne diffuso in passato. Interessante è rilevare la sinonimia tra questo vitigno e lo Chatus francese, originario dell’Ardeche: nel contesto degli scambi colturali e culturali tra i vignerons dell’Ardèche e i viticoltori del Saluzzese, accomunati dalla coltivazione del vitigno Nebbiolo di Dronero (corrispondente allo Chatus dell’Ardeche), un gruppo di viticoltori di Busca e Costigliole Saluzzo ha intrapreso un viaggio di studio a Rosieres, per ricambiare le loro precedenti visite del 1998 e 2000. Le impressioni del viaggio sono state molteplici,
oltre al primo impatto con il mondo viti-vinicolo francese piuttosto delu
dente. I coltivatori della bassa Valle Maira hanno, nonostante tutto, rilevato alcune diversità ampelografiche, cioè a livello di forma e colore del grappolo e della vite. Principalmente, il vino prodotto con le uve dello Chatus è ottimo per l’invecchiamento, mentre il Nebbiolo di Dronero per le sue caratteristiche fruttate si è sempre preferito berlo giovane. magari anche un po’ mosso; famoso era il Nebbiolo spumeggiante che a fine Ottocento mieteva continui successi all’importante rassegna Vitivinicola Nazionale di Pinerolo. Probabilmente furono i monaci di San Colombano, giunti a Dronero nell’VIII secolo e inviati dal re longobardo Ariperto Il dall’abbazia di Bobbio di Piacenza con il compito di bonificare e colonizzare il territorio, a introdurre nella bassa Valle Maira la coltivazion di questo vitigno.
Il più antico documento riguardante il vino risale al 1160: in esso il vino locale compare fra le decime dovute ad Auricio, signore di Montemale (Memorie storiche di Dronero e Valle Maira, Manuel di San Giovanni). Un documento del 1386 lo annovera fra le decime dovute dalla cittadina alla mensa dei vescovi di Torino, a conferma ael fatto che la produzione era abbondante e di buona qualità.
A Dronero si hanno notizie certe della coltivazione già dal 1300: tra i documenti più antichi vi è un testamento del 1399 conservato nell’archivio della Chiesa della Confraternita di Dronero, che lega a tale ente appunto un vigneto posto tra Villar San Costanzo e Dronero, e uno del 1268 che menziona un Nebiolius22 Può essere interessante il fatto che gli statuti
comunali di Dronero del 1746, tra i loro articoli abbiano numerose rubriche riguardanti la coltivazione della vite e la produzione del vino, per disciplinare la coltivazione, la produzione e la vendita. In particolare nella collatio 7 viene ratto divieto di introdurre in Dronero e nel suo territorio vino ed uva da vino provenienti dall’esterno, ·segno che la produzione locale era elevata e sufficiente per il consumo interno. Inoltre gli abitanti della Valle Maira dovevano acquistare vino esclusivamente in Dronero. Nell’Ottocento il conte Giuseppe di Rovasenda, illustre ampelografo, cataloga ben 3600 tipi di uve diverse coltivate nella sua proprietà La Bicocca di Verzuolo. Nell’elenco compaiono alcuni vitigni coltivati nella valle: Montanera, Uva d’Antom, Neiretta, Nebbiolo di Dronero …
Il Nebbiolo di Dronero non si ritrova in zone con suoli calcarei, quali l’Astigiano e le Langhe, vista la sua predilezione per terreni silicei, abbondanti invece nella fascia pedemontana e collinare piemontese, in particolare nei suoli sviluppati su rocce appartenenti al Massiccio del Dora-Maira. A Dronero, e nei Comuni limitrofi, dove sono collocati i vigneti, la coltivazione awiene in controspalliera, lasciando il tralcio con poche gemme (8-10 per ramo), per migliorare la qualità a scapito della produzione, che risulta limitata a poche aziende. Nell’ambiente, caratterizzato da forti escursioni termiche, vengono ancora applicati i sistemi trasmessi attraverso le generazioni: l’archetto è abbastanza accentuato, quasi a risultare una forzatura.
La vinificazione è compiuta con lunghe macerazioni in botti, nelle quali avviene anche l’invecchiamento del prodotto per alcuni mesi. I trattamenti parassitari effettuati sono pochi grazie alla rusticità del vitigno, che ne comporta una elevata resistenza ai parassiti, marciumi e muffe grigie causate da funghi. I prodotti utilizzati sono a base di rame e zolfo, che porterebbero ad inserire il vino tra i prodotti di origine biologica. In queste zone l’invasione della fillossera è avvenuta assai in ritardo rispetto ad altre zone, intorno agli anni Quaranta: nella media valle permangono ancora tracce di antiche coltivazioni esenti dagli attacchi del parassita.
Il Nebbiolo di Dronero dà origine ad un vino di montagna singolare, che presenta notevoli caratteristiche di bouquet e di aroma inconfondibili. Il Dronè delle aziende è prodotto esclusivamente con uve nebbiolo di Dronero, e il vino derivante è intensamente fruttato. I vitigni sono collocati principalmente nei Comuni di Dronero e Villar San Costanzo. La tradizione locale vuole che il vino venga imbottigliato nella luna di marzo, diventando così lievemente vivace per la naturale rifermentazione in bottiglia, ed esfiltrandone le caratteristiche peculiari dei vini di montagna. Il grado alcolico raggiunto è 12,5°, presenta un colore rosso rubino, profumo fresco e fruttato di rosa canina e lampone, sapore austero, erbaceo dal nerbo vigoroso ma elegante, equilibrato e armonico. Si configura come un vino di nicchia, con produzione limitata. Si beve giovane ma esplica al meglio le sue caratteristiche con un anno di affinamento. Labbinarnento gastronomico migliore è con piatti di pasta, carni rosse, formaggi stagionati, grigliate, selvaggina, alla temperatura di seNizio di 18°-20°.
Lunica azienda produttrice del Dronè, la Mauro Vini, ha pensato di impreziosire ulteriormente il vino recuperando un’antica ricetta cuneese a base di china ed altre erbe aromatiche, creando così il Droné Chinato. Esso risulta ottimo come aperitivo con una scorza di arancio, come digestivo a fine pasto, adatto al tradizionale «vih brulé ». Da provare con il cioccolato fondente e sul gelato.
Altro vino prodotto dall’azienda nominata, questa volta con uve moscato di Saluzzo e bianche della Valle Maira, in antichi vigneti ancora oggi coltivali in loco, fatte appassire prima sulla pianta e poi su graticci in appositi locali, viene commercializzato con il nome «Il Marchese», raggiunge un grado alcolico di 14° e presenta un gusto inconfondibilmente aromatico, con un gradevole residuo zuccherino. Si gusta a temperatura ambiente a fine pasto e in qualsiasi ora del giorno per sotto
lineare l’importanza del momento